Oristano 16 aprile 2023
Cari amici,
La Sardegna nuragica è
uno straordinario puzzle di tasselli che, noi sardi dovremmo approfondire nel
vero senso della parola, perché a tutt’oggi è mancato quel grande interesse che
altro popoli, invece, hanno avuto per la loro antica cultura! Per esempio, uno dei siti
più affascinanti che la civiltà nuragica ci ha lasciato è il Villaggio-Santuario
di Su Romanzesu, nel territorio di Bitti. Le diverse campagne di scavo, effettuate
tra la fine degli anni ’80 ed il 2001, hanno riportato alla luce delle
costruzioni incredibilmente complesse, risalenti all’incirca al XIV/XIII sec.
a.C.
Quello ritrovato è un “villaggio-santuario”
con una varietà incredibile di soluzioni architettoniche, che caratterizzano sia
gli edifici sacri sia le strutture a destinazione d’uso non cultuale, come viene raccontato con dovizia di particolari nel sito https://www.romanzesu.sardegna.it/.
Il cuore monumentale del villaggio di Su Romanzesu è costituito dal tempio a pozzo, circondato da ambienti gradonati, due tempietti a pianta rettangolare a
megaron, un grande recinto sub-ellittico con sacello centrale e, infine, un
percorso rituale “labirintico”.
Si, amici nel santuario è
presente un curioso labirinto! Nel grande recinto sacro di Romanzesu, infatti,
c’è una struttura composta da un muro perimetrale e da altri muri interni
perfettamente concentrici a formare un corridoio labirintico che introduce alla
piccola capanna centrale del “sacerdote stregone”, che, con ogni
probabilità, si occupava del culto all’interno del villaggio. Tutt’intorno agli
edifici sacri, le numerose capanne a pianta circolare e ovoidale, una grande
abitazione con tre ambienti aperti su un cortile comune, cinque grandi capanne
delle riunioni con sedile perimetrale e in due casi con focolare centrale.
Serra Orrios |
Gli studiosi della nostra
antica storia nuragica e pre-nuragica si sono posti un problema: quali i legami
tra questi luoghi di culto e l’archeoastronomia, ovvero come gli antichi sardi
misuravano il tempo e lo spazio? Di questo si è parlato in un recente convegno
a Sassari. L’analisi di numerosi siti (tra cui, oltre a Su Romanzesu, Serra
Orrios, S'arcu 'e is forros e Santa Cristina), ha evidenziato una stretta relazione
con i cicli solari che guidano le stagioni e in particolare con i solstizi. Si,
amici, ci sarebbe un legame astrale che collega fra loro le strutture nuragiche
della Sardegna, ovvero una stretta relazione con i cicli solari che guidano le
stagioni.
S'arcu e sos forros |
La chiara corrispondenza
ai solstizi dei vari edifici sacri risulta evidente dalla corrispondenza delle
costruzioni che furono edificate lungo l'asse nord ovest/sud est, con ingresso
orientato esattamente all'alba del solstizio d'inverno. Allineato verso il
sorgere della stella Sirio è, invece, il tempio di Sa Carcaredda, in Ogliastra.
Altrettanto importante è il legame astronomico che parrebbe unire alcuni templi
nuragici edificati presso i complessi archeologici di Serra Orrios (Dorgali),
Romanzesu (Bitti), S'arcu 'e is forros (a Villagrande Strisaili) e che si ripete
anche nel complesso archeologico di Oes, a Torralba.
Su Romanzesu |
Amici, entrando nei
dettagli del complesso di Su Romanzesu, gli studiosi hanno rilevato che a
partire dalla fine del XIII sec. a.C., per ragioni non determinabili, il
villaggio di Romanzesu conobbe un’intensa attività edilizia che si manifestò
nella realizzazione di numerosi monumenti a destinazione cultuale: un tempio a
pozzo per il culto delle acque con annesso uno straordinario allestimento
gradonato, funzionale per cerimonie collettive che prevedevano forse abluzioni
rituali purificatrici; due tempietti a pianta rettangolare del tipo cosiddetto
a megaron; un grande recinto sub-ellittico con probabile percorso rituale
“labirintico” e sacello centrale; un’ulteriore struttura a pianta rettangolare
associata a tre betili. Quest’ultima, interpretabile forse come heroon,
monumentale “luogo di sepoltura virtuale” dedicato al culto di un’entità
“eroica-semidivina”, che ha restituito, oltre ad una deposizione votiva di armi
in bronzo, quello che a tutt’oggi rappresenta per la Sardegna nuragica il più
consistente singolo rinvenimento di perle d’ambra (135 elementi di collana
integri e centinaia di frammenti).
Santa Cristina - Paulilatino |
Una così singolare
concentrazione di edifici di culto costituisce indubbiamente un chiaro sintomo
della radicale trasformazione funzionale di Su Romanzesu da semplice villaggio in
vero e proprio “centro cerimoniale comunitario” di riferimento di un sistema
insediativo strutturato su un territorio verosimilmente ampio. Ruolo
straordinario che, stando alle conoscenze attuali e su una base statistica di
centinaia e centinaia di abitati nuragici, sembra riproporsi, sebbene in forme
solo parzialmente corrispondenti, in pochissimi altri contesti isolani (ad es.
Santa Vittoria di Serri, Gremanu di Fonni, Santa Cristina di Paulilatino, ecc.).
I dati di scavo, ad oggi, forniscono per l’abitato di Romanzesu un excursus
cronologico compreso tra XV sec. a.C. (media età del bronzo), corrispondente
alla fase d’impianto, e VIII sec. a.C. (momento avanzato della prima età del
ferro) coincidente con l’abbandono dell’area da parte delle genti nuragiche.
Su Romanzesu, capanna con focolare |
Cari amici, lo ripeterò
all’infinito: la Sardegna ha una ricchissima storia, che però risulta ben
poco approfondita, tanto che manca anche nei libri di storia che si usano a
scuola! Sono convinto che bisogna trovare il sistema per conoscerla meglio! Per chi volesse visitarla,
l’area archeologica di Romanzesu, ubicata a 770 m circa s.l.m., è facilmente
raggiungibile percorrendo una strada asfaltata, evidenziata da segnaletica
turistica, che s’imbocca al km 54.200 della S.S. 389 Bitti-Buddusò.
A domani.
Mario
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