Oristano 29 agosto 2022
Cari amici,
I cambiamenti climatici
in atto stanno creando preoccupazioni sempre più grandi: il grande polmone del
mondo, “la foresta amazzonica”, non si sta più rigenerando, così come l'enorme
tundra al Nord del mondo, che va dal Canada alla Siberia, comincia a sciogliersi. In
questa preoccupante, caotica rivoluzione, si paventano per il nostro mondo conseguenze indicibili. Si,
il grande polmone verde dell'Amazzonia, sempre più violentato da disboscamenti
e dagli incendi, stenta riprodursi e a rigenerarsi, diventando sempre più piccolo e di
conseguenza sconvolgendo il collaudato, millenario sistema naturale dei venti e delle piogge. Un
processo che potrebbe in tempi brevi diventare irreversibile.
Lo stesso discorso
potremmo farlo analizzando le variazioni che sta subendo l'enorme tundra al Nord
del mondo, che va dal Canada alla Siberia, che da tempo continua a sciogliersi,
rilasciando l'enorme quantità di metano contenuto nel suo ventre. Il
riscaldamento globale, purtroppo, non è un processo che avanza lento e graduale, ma
procede per salti e scarti improvvisi. Questi salti, questi scarti, sono da
allarme rosso, non solo perché ognuno di essi accelera il cambiamento del clima
verso la catastrofe, ma perché, anche se i loro effetti si manifesteranno
appieno nel corso dei prossimi decenni, in qualche caso secoli, sono comunque irreversibili.
Rappresentano, cioè. soglie, superate le quali non si può tornare indietro.
Amici, dell’Amazzonia e
della sua foresta che costituisce davvero il polmone del mondo, ho parlato a
lungo su questo blog, e senza interventi forti e immediati, il pericolo è
davvero grande, e il mondo rischierebbe davvero una catastrofe. La foresta
pluviale del Rio delle Amazzoni copre un'area pari a due volte l'India ed è il
grande arbitro del clima mondiale. Accanto al cambiamento climatico,
l'estensione della foresta viene costantemente intaccata dall'assalto
dell'uomo, in cerca di spazio per pascoli e colture: e il ritmo di deforestazione
continua in maniera impressionante. Se è pur vero che la foresta pluviale è in
grado di autoalimentarsi (è la sua stessa umidità che, evaporando nell'aria, va
a ricreare le nuvole che si trasformeranno in nuova pioggia), cosa succederà se
l'estensione della foresta continua a ridursi? Meno alberi, meno piogge, ancora meno
alberi. Un disastro!
Gli scienziati valutano
che una riduzione del 40 per cento dell'estensione della foresta comporterà la
trasformazione in savana del 60-70 per cento del bacino amazzonico,
restringendo la foresta all'area più vicina alle Ande e devastando il ciclo
delle piogge a livello mondiale. Quel 40 per cento è, però, il limite massimo
dell'ottimismo. Secondo altri scienziati, il processo di auto-inaridimento
dell'Amazzonia inizierà pericolosamente anche con una riduzione del solo 20 per cento della
superficie forestale! Siamo ad un passo: dal 1990 ad oggi la foresta amazzonica
si è ridotta del 17 per cento.
Passando all’altro
problema, quello dello scongelamento della “Tundra”, lo sconfinato territorio,
posto all’estremo Nord del globo e che ricopre circa un quarto dell'emisfero
settentrionale libero dai ghiacci, anche qui il dramma si tocca con mano.
Questo terreno gelato (a volte, fino ad un chilometro di profondità), che si
estende per migliaia e migliaia di chilometri quadrati, contiene i resti di
antiche foreste e, soprattutto, uno sconfinato esercito di batteri ibernati. Ebbene,
cosa succederà quando il crescente aumento della temperatura scongelerà i batteri?
Un vero disastro, in quanto questi si rimetteranno al lavoro sul carbonio dei
residuati organici e, come capita sempre quando i batteri decompongono il
materiale organico, si sprigionerà tanto metano!
Si, amici, una quantità enorme di
metano, un gas che contribuisce all'effetto serra fino a 30 volte di più
dell'anidride carbonica! La soglia dello scongelamento è a un passo. Secondo
una ricerca recente, anche un riscaldamento moderato dell'atmosfera (intorno ai
due gradi oltre il livello preindustriale) è sufficiente per liberare metano e
Co2 dal 75 per cento della tundra entro il 2060. Quanto metano, allora?
L'equivalente (in termini di inquinamento) di 100-200 giga-tonnellate di Co2.
Cari amici, credo che ci
sia poco da aggiungere ai dati riportati. L’uomo sta seriamente mettendo a
rischio la vita sulla terra, e senza la ferrea volontà delle nazioni del mondo,
senza determinati interventi seri, capaci di bloccare l’aumento della temperatura entro un
grado e mezzo, la sorte del nostro pianeta appare già segnata in maniera irreversibile.
A domani.
Mario
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