Oristano
24 febbraio 2019
Cari amici,
È ormai da alcuni anni
che faccio le mie riflessioni quotidiane su questo blog, portando la mia
opinione su molte delle cose che avvengono nel mondo e che mettono in luce
comportamenti umani di ogni tipo, a volte buoni ma molto più spesso negativi.
In questo mio colloquio quotidiano online con il pubblico ho avuto modo di affermare
che la persona più felice è quella che riesce a realizzarsi, ovvero riesce a
a dedicarsi a ciò che la appaga maggiormente, riempiendo il suo bisogno interiore; sia che si tratti di un impegno
lavorativo laico oppure spirituale, dedicandosi, da credente, totalmente a Dio.
Nella maggioranza dei
casi è l’impegno laico quello dominante, ed esso è ritenuto davvero appagante
se riesce a darci soddisfazione, se ci consente di sentirci utili alla società operando
in un settore a noi consono e nella mansione desiderata. Nell’impegno
religioso, invece, quello di dedicare la nostra vita a Dio, la scelta, nella
mia convinzione di cristiano, risulta diversa: io credo fermamente che essa derivi di una “speciale
chiamata”, che può arrivare a ciascuno di noi in qualsiasi momento della nostra
vita. È certamente quello che è avvenuto nella mente e nel cuore di Simona Ibba, che a 38 anni ha avuto il
coraggio di lasciare il lavoro di Ingegnere elettronico e gli impegni sociali (era Assessore
comunale) per ritirarsi in un convento di clausura.
Quando ho scoperto su
Internet la notizia, mi sono incuriosito e debbo dirvi anche commosso; sono sempre stato un cristiano praticante (ora
appartenente anche ad una antica e importante associazione di diritto vaticano, l’Ordine equestre del S.S. di Gerusalemme), anche se il mio impegno,
nonostante un tentativo giovanile, è rimasto sempre nel laicato. Leggendo la
storia di Simona mi sono sempre più convinto che
Dio chiama a tutte le età, chiedendo determinati impegni particolari solo alle persone da Lui scelte. A volte è difficile capirne il perchè, ma la Sua volontà va sempre accettata.
Nel caso di Simona
possiamo fare diverse considerazioni. La
prima è che Simona ha preso la sua decisione a 38 anni, quando era già realizzata nella vita, dopo un bel corso di studi con laurea in ingegneria
elettronica e un lavoro prestigioso; nel suo caso, dunque, non è stato l’entusiasmo giovanile a
portarla in convento, a chiudersi al mondo per trascorrere la vita in un convento di clausura. La seconda considerazione è
quella dell’impegno sociale. Fino a pochi mesi prima di decidere di abbandonare gli impegni
dando le dimissioni, Simona era assessore ai servizi sociali del Comune di
Sardara. Impegnata dunque anche nella vita sociale, e questo denota, senza alcun dubbio, che la decisione presa (magari maturata
a lungo dentro di sé) non può che essere derivata da una chiamata celeste, che non ha voluto rifiutare.
Simona, da persona riservata, non ha mai voluto condividere con altri la sua decisione di rinchiudersi in convento, se
pensiamo che nemmeno i suoi compagni di partito (il PD) pare sapessero della
sua decisione, così come i suoi molti amici. Antonio Mameli, un vecchio socialista
libertario che ebbe occasione di confrontarsi con lei in Consiglio Comunale ha
detto: “Ha lasciato la giunta giustificandola con scelte personali, tutti
pensammo che si trattasse di un’opzione legata al lavoro invece la verità è
venuta a galla con la forza di un rombo di tuono”.
Forse l’unico a sapere
con un certo anticipo la decisione presa da Simona è stato Don Stefano Mallocci, il
parroco di Sardara, che, interpellato, ha detto di considerarsi soddisfatto
della scelta fatta da Simona. "Conosco Simona da tempo: è una giovane
impegnata attivamente nel sociale e dedita alla vita giovanile diocesana. Ora volta
pagina, facendo una scelta importante e controcorrente, rispetto alla mentalità odierna”,
ha commentato.
Cari amici, Simona Ibba, dunque,
figlia unica di una brava insegnante elementare e di un ex operario di una
azienda sorta molti anni fa nel polo industriale di Villacidro, passa all’improvviso
dall’impegno lavorativo e sociale, speso sui banchi di un consiglio comunale, ai futuri,
velati silenzi della vita di monaca di clausura. Una scelta che nel territorio “ha fatto rumore” quella di Simona;
una scelta che, forse, in passato sarebbe passata inosservata, ma non certo oggi: viviamo tempi in cui
i giovani pensano ad altro: a crearsi un futuro, anche vivendolo in modo
esagerato, beandosi di materialità anche pericolosa e sempre più lontani da Dio e dagli
impegni spirituali.
Una panoramica del monastero di Pennabilli
Ora Simona ha già
iniziato il suo “nuovo percorso”; ha già raggiunto il monastero delle monache
agostiniane di Pennabilli, a Rimini, dove si è già inserita. Per lei un cambio
radicale di vita, dove potrà svolgere la sua nuova missione nel mondo, che sicuramente
è il suo desiderio più grande. Nella sua pagina FB ha scritto: "Per
ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il
cielo".
Amici, in passato ho
seguito l’analoga vicenda di Suor Caterina Quartu, anch’essa chiamata a Dio
dopo aver intrapreso la professione di insegnante, ed ora professa nel
Monastero di clausura delle Clarisse ad Oristano; mi onoro sempre della sua amicizia, e quando la incontro, il suo dolce sorriso mi illumina come nessun altro.
Ora è giunto il momento di Simona Ibba, che dopo aver iniziato il suo nuovo
percorso di vita, è pronta a diventare sposa del Signore, dando a Lui il suo
"Si" definitivo.
Cari amici, questa sua scelta mi
ha riempito il cuore di una vera, grande gioia, perché se è vero che il Signore ha bisogno di tutti noi,
cristiani laici, ha bisogno in modo particolare “di operai e operaie speciali”, dediti
alla preghiera, per consentire a Dio di mietere di più e meglio nel campo del mondo; un mondo sempre più arido che continua ad allontanarsi dal suo Creatore.
A domani, amici.
Mario
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