L'antica sede del Canopoleno, oggi pinacoteca.
Oristano
29 Settembre 2017
Cari amici,
Sassari e Oristano. C’è
un sottile “filo rosso”, che lega indissolubilmente queste due città dell’isola
da oltre cinque secoli. Storicamente c’è una variopinta galleria di personaggi
che lo storico Manlio Brigaglia definì “sassaro-oristanesi” quando, nel lontano
1997, dalle colonne della Nuova Sardegna ricordava l’antica storia del Convitto
Canopoleno, posto nella via S. Caterina, nel cuore della vecchia Sassari. Lo
storico, scrittore e giornalista oristanese Beppe Meloni, 20 anni fa, ebbe a
scrivere l’interessante storia di questo collegio che, come qualificato luogo
d’istruzione, ha attraversato i secoli ed è, ancora oggi, vivo e vegeto a
Sassari.
Per Beppe Meloni rendicontare
la storia di quel Convitto, concepito dall’allora Arcivescovo di Oristano
Canopolo, fu abbastanza semplice: Egli lo frequentò negli anni
dell’adolescenza, i duri anni Quaranta del secolo scorso nei quali l’Italia
lottava col fascismo, la guerra e il successivo ritorno alla democrazia. Nella
prima edizione del suo libro (Quelli del
Canopoleno, storia e cronaca del Convitto Nazionale Canopoleno, di Sassari – 1996,
Carlo Delfino, Editore) viene riepilogata la storia di questa struttura
culturale, a partire dalla sua fondazione, avvenuta l’8 Dicembre del 1611.
L’Arcivescovo Canopolo,
come scrive Meloni, mal sopportando il clima malarico della “basciura” campidanese,
quella così ben descritta dal commediografo Antonio Garau, cercò di replicare a
Sassari una struttura similare a quella del Seminario di Oristano che noi ben
conosciamo. Pur realizzato nel Dicembre del 1611 il collegio stentò ad entrare
a regime: fu inaugurato molto tempo dopo: il 1 Maggio del 1712 dall’Arcivescovo
Francesco Masones Nin. Canopolo fu uno dei numerosi prelati sassaresi chiamati
tra il 1578 e il 1657 a dirigere l’arcidiocesi arborense. Prima di lui si alternarono
Francesco Frigo (1578-1588), Gavino Magliano (1627-1641) e Pietro de Vico
(1641-1657). Quasi una costante nella storia della Chiesa sarda che si ripeté
negli anni Ottanta del Novecento con Francesco Spanedda (1979-1986).
Il Seminario Canopoleno
(o Casa Professa come fu originariamente chiamata) inizialmente fu affidato ai
Gesuiti che vi ospitarono i seminaristi fino al 1773, quando chiuse i battenti
per l’abolizione dell’ordine gesuitico da parte di Clemente XIV. Fu riaperto
quindici anni dopo, nel 1788, per ordine del sovrano Vittorio Amedeo III e
affidato al Preside del Collegio, prof. Giuseppe Pinna. Nel 1824 i Padri
Gesuiti, grazie alla Bolla pontificia di Pio VIII, ricostituirono l’ordine e
tornarono a governare la scuola. I locali del “Canopoleno” furono allora
restaurati ed ampliati e venne esteso anche il programma di insegnamento. In
seguito a queste innovazioni che interessarono sia i regolamenti scolastici che
quelli amministrativi, il Convento fu trasformato da seminario religioso in
Collegio dello Stato, riservato quasi esclusivamente ai figli della ricca
borghesia di Sassari e del circondario. Per questo motivo, sotto il Re Carlo
Felice, assunse il titolo di “Real Convitto Canopoleno dei Nobili” e vi si
poteva accedere pagando rette molto care, che solo le famiglie più agiate e
facoltose erano in grado di sostenere.
Nel 1848, con il
definitivo allontanamento dei Gesuiti, a seguito delle leggi Siccardi, il
Convitto fu chiuso un’altra volta, anche se riaperto nel Dicembre dello stesso
anno. Nel 1852 venne inserito nel piano dei collegi “Convitti Nazionali” come
Torino, Genova, Nizza, Novara ed altri. Fu infine riconosciuto ufficialmente
Convitto Nazionale con Regio Decreto del 10 marzo 1860. Nel Maggio 1865 venne
istituito nei locali del piano terra dello stabile, il Liceo-Ginnasio “Domenico
Alberto Azuni” che vi fu ospitato fino alla costruzione del nuovo edificio
inaugurato nel 1933. Ancora oggi il Canopoleno, dopo aver abbandonato per
incapienza la vecchia sede (opera ora nei nuovi spaziosi locali di via Luna e
Sole), è a Sassari una scuola di alto livello, che ha attraversato senza timore
secoli e generazioni. Questa scuola formò i grandi protagonisti della storia
sarda: da Antonio Segni a Camillo Bellieni, da Enrico Berlinguer a Francesco
Cossiga. E la sua vita continua.
Questa è la storia,
cari amici!
A domani.
Mario
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