lunedì, agosto 23, 2010

L’ARDIA DI SEDILO: L’ANTICA CORSA IN ONORE DI S. COSTANTINO, DOVE CORAGGIO, BALENTIA, FEDE E DEVOZIONE SI RINNOVANO OGNI ANNO A LUGLIO.


Oristano Lunedi 23 Agosto 2010
Cari amici,
oggi voglio proporVi una rilettura di una festa estiva a cavallo, celebrata lo scorso Luglio, nel nostro territorio, a Sedilo: L'Ardia.
Questa corsa a cavallo è una competizione molto sentita, con i cavalli lanciati in una corsa sfrenata fatta in onore di San Costantino, che si svolge ogni anno a Sedilo la sera del 6 luglio e si ripete la mattina del 7 e ricorda la battaglia di Ponte Milvio tra Costantino e Massenzio.

La competizione è guidata da un capocorsa, Sa Prima Pandela,

seguito da altri due cavalieri, Sa Secunda e Sa Terza, e da tre Scorte, che rappresentano Costantino e il suo esercito. Vi partecipano, ogni anno, circa 100 cavalieri che, invece, rappresentano i pagani guidati da Massenzio.

Ma, rispolverando le nostre reminiscenze scolastiche, ricordiamo veramente chi era, Costantino? Ecco, per chi non ricorda …bene, la storia di questo grande Imperatore.


Costantino I, il Grande Imperatore Romano, nasce a Naisso, oggi Niš, in Serbia nel 280 circa e muore a Nicomedia nel 337. Figlio di Costanzo Cloro, il tetrarca divenuto Augusto nel 305, e di Elena, un'ostessa poi divenuta santa, fu allevato alla corte di Diocleziano. Morto Costanzo Cloro le truppe acclamarono Costantino (306), sconvolgendo così lo schema tetrarchico che prevedeva l'elezione del cesare Flavio Severo. La nomina di Costantino provocò la reazione di Massenzio, figlio di Massimiano, che era stato augusto sino al 305, e cognato di Costatino, che aveva sposato una sorella di Massenzio. L'elezione ad Augusto di Massimiano scatenò le ire di Flavio Severo che venne fatto uccidere nel 307. A questo punto si scatenò una lotta tra Massimiano e il figlio Massenzio: Costantino si alleò con il suocero. Poco dopo però, scoperto un complotto di Massimiano, Costantino lo costrinse a darsi la morte nel 310. Si contesero così il titolo di Augusto Licinio e Massimino Daia in Oriente, e Costantino e Massenzio in Occidente. Costantino attaccò il rivale Massenzio nel 312, battendolo a Ponte Milvio.
Si racconta che, la notte prima della battaglia, Costantino ebbe in un sogno premonitore, gli apparve una croce con su scritto "in hoc signo vinces" (con questo segno vincerai), che lo convinse a mettere sullo stemma della truppa, affiancato al simbolo pagano del sole, il simbolo di Cristo, la S. Croce.
I due Augusti emanarono nel 313 un editto, di cui Costantino pare fosse il promotore, che considerava la religione cristiana lecita, accanto alla pagana e disponeva la restituzione dei beni alla comunità ecclesiastica. Nel 314 i due augusti, Costantino e Licinio, entrarono in lotta per il potere assoluto e, Costantino, battè il rivale in Pannonia e ottenne il controllo dei Balcani.
Costantino continuò in occidente una politica sempre più favorevole ai cristiani mentre, Licinio, si orientava a favore dei pagani. Lo scontro finale si ebbe ad Adrianopoli, Crisopoli e nell'Ellesponto nel 324. Rimasto l'unico imperatore, Costantino, cominciò la ricostruzione di Bisanzio ribattezzandola Costantinopoli e inaugurandola sede imperiale nel 330, spostando il fulcro dell'impero che, sino ad allora, era sempre stato Roma.
In campo religioso Costantino intervenne sempre direttamente nelle dispute teologiche, partecipando tra l'altro al concilio di Nicea nel 325, dove contribuì al prevalere della linea antiariana. L'imperatore era mosso dall'esigenza di mantenere l'unità della Chiesa. Contribuì alla repressione del movimento donastico in Africa, primo esempio di lotta contro un'eresia. Costantino promulgò molte leggi che, per esempio, davano alla Chiesa compiti di assistenza ai poveri.
In campo sociale accentuò la tendenza all'umanizzazione degli schiavi e si preoccupò della legislazione matrimoniale. Costantino, sovrano illuminato, abolì anche l’attribuzione “divina”, prima concessa all’Imperatore, dandogli, nella logica della religione cristiana, non più quella di “imperatore divinizzato” ma quella di “imperatore per volontà di Dio”.
Un ruolo decisivo nella sua conversione lo ebbe la madre, Sant'Elena, che dedicò l'ultima parte della sua vita a far costruire chiese (come Santa Croce in Gerusalemme a Roma o la Natività a Betlemme) e a cercare le reliquie di Cristo, inaugurando la tradizione dell'influenza delle donne cristiane alla corte imperiale. Costantino morì di malattia presso Nicomedia, ricevendo il battesimo in punto di morte dall'ariano Eusebio di Nicomedia.
Costantino non è mai stato proclamato santo dalla Chiesa Cattolica ma, come tale, è venerato in oriente e in occidente. In Sardegna, e in particolare a Sedilo, questo culto è molto sentito, probabilmente residuo dell'invasione araba dell'isola.
Ma come nasce questo antico rito dell’Ardia, cosi vissuto, cosi sentito, non solo dalla popolazione sedilese ma da una gran parte della Sardegna? Ecco le sue origini tra storia e leggenda.
L'origine dell'Ardia si perde nella notte dei tempi e, con essa, la verità sul suo inizio.Molte leggende si sovrappongono alla memoria, storie che si tramandano di generazione in generazione mantenendo intatta la fede, la devozione e la riconoscenza per il santo guerriero.
Anticamente l’Ardia, fino al 1806, era organizzata, ad anni alterni, tra la comunità di Scanu Montiferro e quella di Sedilo. Così è tramandato da un antico documento, ancora a mani di una famiglia scanese, che riporta la storia di questa antica corsa in onore di San Costantino. Questi antichi fatti sono ben presenti anche nella memoria dei sedilesi e parte integrante della storia di Sedilo dove, il 1806, anno della disputa con la popolazione scanese, è considerato un anno importante in quanto, da quell'anno, la festa in onore di San Costantino, divenne a tutti gli effetti la festa gestita in esclusiva dai sedilesi.
Ecco quanto contenuto nell’antico documento, il cui originale è ancora oggi conservato da una famiglia scanese che, pare, possegga ancora sia la bandiera che l'anello ed il portamonete, citati nel documento.

Scopriamo insieme questa storia.

Il documento riporta la storia di un ricco possidente di Scano Montiferro, Don Giommaria Ledda, che era stato fatto schiavo dai Mori; un giorno ebbe in sogno una visione: gli apparve un giovane di bell'aspetto vestito da guerriero romano il quale dopo essersi palesato per San Costantino Imperatore, gli raccomandò caldamente di edificare, nel colle "Monte Isei", in territorio di Sedilo, una Chiesa, promettendogli quale ricompensa, che avrebbe riavuto la libertà. Il povero schiavo disse piangendo di non poterlo fare perché non aveva un soldo e il Santo scomparve. Il giorno dopo, però, lo schiavo venne liberato. Dopo qualche tempo Don Giomaria si recò a Ghilarza per la vendita in fiera di alcuni capi di bestiame e, durante il viaggio, incontrò un giovane di bell'aspetto che palesatosi per San Costantino gli ricordò dell'impegno preso ma, Don Giommaria, gli ribadì la sua impossibilità, a causa della mancanza di danaro. Il giovane, allora, sorridendogli, gli regalò un sacchetto contenente 20 monete d'oro.
Don Giomaria, ancorché incredulo, si recò, qualche giorno dopo a Sedilo dove, non pratico di quei luoghi, iniziò a domandare dove fosse Monte Isei. Dopo ripetute richieste solo un vecchio quasi centenario gli disse di sapere dov’era "Monte Isei" perché da ragazzo, dopo avervi fatto una marachella vi era stato bastonato dal babbo che alla fine gli disse: da oggi ti ricorderai di "Monte Isei".Ringraziato il vecchio dell’informazione Don Giommaria si recò nel luogo indicato e, poco tempo dopo, con le venti monete d'oro, cominciò i lavori.
I soldi finirono in fretta. Una volta finiti i soldi, disperato perché non sapeva dove trovare il resto del denaro, tornò a Scano dove, miracolosamente, il portamonete era di nuovo pieno.Don Giomaria riparti subito per Sedilo e continuò i lavori che poté portare a termine grazie al portamonete che, per diverse volte, dopo essersi vuotato, si riempiva nuovamente fino alla fine dell’opera.
A lavori ultimati Don Giommaria acquistò pure un simulacro di San Costantino ed a pochi passi dalla Chiesa fece costruire una casa per alloggio agli scanesi che si sarebbero recati in pellegrinaggio, per devozione al Santo. Fu fissata anche la data della festa: il 7 luglio, giorno in cui gli apparve il Santo e in cui Don Giommaria fu liberato dalla schiavitù dei Mori.
Appagato dalla straordinaria realizzazione Don Giommaria amministrò la Chiesa finché visse e lui stesso ogni anno, in compagnia del clero scanese e della confraternita di Santa Croce, portò una bandiera in cui aveva fatto cucire al centro l'anello-sigillo datogli dal santo.In quei primi anni la festa veniva organizzata, ad anni alternati, dagli scanesi e dai sedilesi sino al 6 luglio 1806, anno ricordato come "s'annu de sa briga" (anno della lite), che si concluse in danno degli scanesi: l’alternanza era finita ed il rettore di Sedilo dott. Pietro Paolo Massidda proibì Loro di ingerirsi nell'organizzazione dell'Ardia di San Costantino.
Oggi, dirà il nostro lettore, come si svolge questa grande corsa a cavallo in onore di San Costantino? Ecco tutte le modalità di preparazione e realizzazione.
Abbiamo già detto che è guidata da un capocorsa, Sa Prima Pandela, seguito da altri due cavalieri, Sa Secunda e Sa Terza, e da tre Scorte, che rappresentano Costantino e il suo esercito e che vi partecipano, ogni anno, circa 100 cavalieri che, invece, rappresentano i pagani guidati da Massenzio.
Tutto ha inizio con l'iscrizione dei partecipanti in un apposito registro, il cui contenuto è noto solo al parroco, in cui, i ragazzi che vogliono fare da capocorsa, si iscrivono. L'iscrizione avviene in giovane età sia per la passione per i cavalli che per una promessa fatta al santo, passano degli anni prima di essere scelti e, la scelta, viene fatta dal parroco seguendo l'ordine cronologico di iscrizione.

E’ il parroco a scegliere il capocorsa, sa prima pandela, e glielo comunica nel periodo della festa di Sant'Antonio, il 16 gennaio. Il prescelto sceglie, a sua volta, altre due persone, la seconda e la terza pandela, due persone stimate e fidate che lo accompagneranno (è quasi come scegliere i testimoni per il matrimonio!). Ognuno dei tre dovrà scegliere poi una scorta, altri tre fidi cavalieri, che avranno l'arduo compito di tenere a bada gli altri cavalieri affinché, al momento della partenza, non superino i capicorsa. I nomi rimarranno segreti sino al 15 maggio, giorno di Sant'Isidoro, quando, durante la S. Messa, il parrocco dà l'annuncio solenne e i tre cavalieri fanno la loro prima uscita ufficiale per la processione.
Il 29 giugno, giorno dedicato ai Santi Pietro e Paolo, i tre capicorsa, provano in via ufficiale i loro cavalli per testare la loro preparazione. Dal giorno dopo anche gli altri cavalieri possono provare ufficialmente il percorso dell'Ardia con i loro cavalli.
La domenica prima della festa ci sarà la preparazione delle cartucce, caricate a salve, che verranno utilizzate dai fucilieri dell'Ardia durante la corsa e che avranno il duplice compito di avvisare i fedeli che si trovano nel santuario dell'arrivo dell'Ardia e anche quello di guidare i cavalli durante il percorso. I fucilieri vengono invitati ad uno ad uno dal capocorsa.
La Festa inizia il 5 luglio con la Messa celebrata nel santuario al pomeriggio. La mattina del 6, le tre pandelas, i cavalieri che parteciperanno alla corsa e centinaia di fedeli, partecipano alla Messa solenne. I capicorsa scenderanno al santuario a cavallo avendo cura di prendere dei cavalli diversi rispetto a quelli che useranno la sera per l'Ardia, questo è fatto per evitare che gli animali si agitino o che si facciano male. Durante la Messa, il sacerdote, invoca il Santo affinché protegga i cavalieri durante la corsa e dà la solenne benedizione.
La sera del 6, tutti quanti i cavalieri si recano a casa della prima pandela per andare, poi, tutti insieme in piazza di Chiesa dove verranno consegnate le bandiere e dove verrà data la benedizione. Inizia così la processione verso il santuario, aperta dalla banda musicale e guidata dal parroco e dal sindaco a cavallo che saranno affiancati da due carabinieri in alta uniforme.Arrivati all'inizio della strada che porterà giù sino alla Chiesa, su "fronte mannu", il parroco impartisce una seconda benedizione.

I cavalieri continuano la loro discesa sino ad arrivare a "su frontigheddu" dove riceveranno una terza benedizione.
A questo punto, il parroco, il sindaco e i carabinieri si recheranno alla chiesa e nel mentre i cavalli attendono, frementi, il momento della partenza. I fucilieri spareranno a salve per indicare al capocorsa l'arrivo del parroco e del sindaco alla chiesa e, questo, sarà il segno che l'Ardia può partire. Da questo momento gli occhi di tutti saranno fissi sulla prima pandela che, da un momento all'altro, può decidere di partire.Il momento della partenza è emozionante sia per chi corre l'Ardia che per chi la guarda perché darà inizio ad una corsa sfrenata che lascerà tutti col fiato sospeso.
La prima Pandela decide di partire e, dato un segnale alle altre due, sprona il cavallo giù per la ripida discesa. Entrerà poi nell'arco per arrivare alla chiesa. Dietro di lui i 100 cavalli che, tra la polvere e il rumore degli zoccoli, cercheranno di stargli dietro il più vicino possibile.Arrivati alla chiesa verranno fatti dei giri a passo, di solito 5 o 7, comunque in numero dispari, e ad ogni giro le tre pandelas si fermeranno davanti alla Chiesa per farsi il segno di croce, segno che aveva guidato Costantino nella lotta contro Massenzio, portandolo alla vittoria.Quando la prima pandela deciderà i cavalli continueranno la loro corsa giù dalla Chiesa verso "sa muredda" dove verranno fatti dei giri in senso orario e gli altri in senso antiorario per tornare su alla Chiesa concludendo così l'Ardia.
Alla fine le pandelas parteciperanno alla S. Messa di ringraziamento. Torneranno poi in paese annunciati dai fucileri dove la gente li aspetta quasi come i vincitori di una battaglia.Il 7 mattina tutto si ripete, con un'atmosfera più serena e familiare. La sera del 7 viene fatta poi la processione in onore del Santo.
Chi non sa o no può andare a cavallo parteciperà all'Ardia a piedi. Questa ha i suoi capicorsa e le sue scorte, una in più rispetto a quelle a cavallo,scelti con le stesse procedure dette sopra.La corsa ha lo stesso svolgimento di quella a cavallo ma sarà una festa per tutti i ragazzi e le ragazze, bambini e bambine, adulti ed anziani che si cimenteranno nella corsa. L'atmosfera è senz'altro più serena ma altrettanto emozionante, soprattutto per chi guiderà la corsa. L'Ardia a piedi si svolge due domeniche dopo di quella a cavallo.

Ecco ora sappiamo tutti un po’ di più di questa antica testimonianza che, pur nel segno più importante della Fede, mette in mostra l’impegno di una Comunità Sarda, attiva e laboriosa, fatta non solo di religiosità, di fede, ma anche di abilità, coraggio, orgoglio ed impegno, tutte caratteristiche importanti e positive del Popolo Sardo!

Grazie dell’attenzione.
Mario Virdis


















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