Oristano gennaio 2025
Cari amici,
La Sardegna è una terra
ricca di leggende e storie popolari, che col passare del tempo, però, le nuove generazioni le hanno lasciate cadere nel dimenticatoio. Nella nostra antichissima terra, da sempre si sono tramandate di padre in figlio,
quasi sempre oralmente, restando vive di generazione in generazione. Storie fantastiche: di
fate e di streghe, di giganti e di
animali costruiti dalla fantasia, custodi di tesori straordinari, che, spesso, avevano pericolosi guardiani costituiti da pericolosi insetti malefici, come la fantasiosa “Sa musca macedda”. Erano fior di leggende, che servivano a tenere viva l'antica nostra tradizione, storico e solido patrimonio culturale millenario
del popolo sardo.
Queste storie fantastiche
in passato venivano raccontate dagli anziani, in particolare d’inverno, riuniti intorno al
caminetto a scaldarsi, con i bambini attenti e curiosi, incantati ad ascoltare gli anziani; anche d’estate, in
tarda serata dopo cena, ci si riuniva nell'ampio piazzale del “vicinato”, tutti in cerca di un
alito di fresco venticello in quelle calde giornate estive. Ebbene, buona parte di queste
storielle leggendarie, erano destinate ai bambini, in quanto, essendo queste
intrise di mistero, e con protagonisti dei personaggi cattivi, erano capaci di intimorirli non poco.
Le storie fantastiche
destinate ai bambini erano tante e con personaggi alquanto temuti. Tra le più
famose ci sono quelle di Mommotti e de S’ammuntadori, di Maria
Mangorofa e delle Janas, tutte storie molto suggestive e inquietanti. Ebbene, cari lettori, oggi voglio riportarvi una storia fantastica, anche se purtroppo dimenticata, di cui è protagonista una certa Maria Ortighedda. Questo
personaggio fantastico, era molto temuto dai bambini, in quanto non tollerava i
bambini disobbedienti, quelli che, seppure ammoniti sui comportamenti corretti
da tenere, non rispettavano, come avrebbero dovuto, le regole stabilite in casa dai genitori.
Si, amici, oggi voglio
riportarvi la curiosa storia di questa “MARIA ORTIGHEDDA”, che, nelle
tradizioni della nostra isola, riusciva ad incutere ai bambini un grande spavento. Questa
donna, a volte descritta come una vecchia, si aggirava per le campagne
dell’Isola con indosso un grembiule munito di una grande tasca sul davanti. Il suo
passatempo preferito era raccogliere le ortiche (di qui il nome di Ortighedda),
che, dopo averle estirpate, collocava proprio nella grande tasca del grembiule, che
risultava sempre piena zeppa di quelle pizzicanti piante capaci di irritare e e fa venire le bolle sulla pelle.
Questa misteriosa figura,
sempre vestita di nero secondo la leggenda, era una donna di
campagna dura e solitaria, che aveva un animo alquanto malvagio; lei, mentre si
aggirava nelle campagne della Sardegna alla ricerca di ortiche, osservava, con malvagia curiosità, tutto il circondario. Mentre
raccoglieva con cura le ortiche, mettendole nel suo grande grembiule, non
appena vedeva nei dintorni un casolare, lo osservava con grande attenzione. Dotata di vista acuta e
orecchie finissime, Maria Ortighedda era in grado di radiografare lo svolgersi della vita nel casolare; ne ascoltava le voci e i discorsi che vi si
tenevano, osservando scrupolosamente il comportamento delle persone, in
particolare quello dei bambini. Per Lei l’educazione dei bambini era ritenuta di
importanza fondamentale, tanto che si raccontava che, se lei avesse sentito o
visto un bambino disobbedire ai genitori, non avrebbe esitato ad intervenire!
Si, la leggenda racconta
che, una volta che Maria Ortighedda, avesse per caso intravisto in un casolare
un errato comportamento dei bambini, senza
esitare sarebbe intervenuta per sistemare la faccenda, ovvero punire il
capriccio messo in atto. In questo caso lei afferrava i piccoli
malcapitati, li infilava nella sua grande tasca, piena di ortiche pungenti, e
li portava via con sé, con grande disperazione dei piccoli trasgressori delle
regole familiari. Nemmeno a dirlo: i bambini di un tempo al solo sentire “Se
non la smetti ti porta via Maria Ortighedda”, rinunciavano ai capricci
e alle monellerie e iniziavano subito a rigare dritto! Amici, come accennato in
premessa, la leggenda di Maria Ortighedda, figura inquietante temuta dai
bambini, era stata inventata proprio per dare una mano ai genitori, che in questo modo
potevano porre un freno alle intemperanze dei bambini. Insomma, un figura che,
incutendo paura, serviva a spaventare quelli monelli, convincendoli a
comportarsi bene. L’instillata paura di incappare nelle grinfie di Maria
Ortighedda serviva da deterrente ai giovani intemperanti, che, seppure
recalcitranti, si astenevano dal mettere in croce i genitori.
Amici, seppure i tempi
siano cambiati, c’è da dire che anche allora i genitori (stiamo parlando dei
tempi della civiltà contadina) erano alquanto stressati: il padre impegnato nel
pesante lavoro dei campi, la madre nella gestione totale della casa, delle risorse
e dei figli. Gestire figli iperattivi
era anche allora un grande problema! Certo, rileggere queste leggende oggi, nel
Terzo Millennio, fa alquanto sorridere, ma, allo stesso tempo, ci fa riflettere:
ci fa pensare che certe problematiche, specie quelle legate all’educazione delle nuove
generazioni, non cambieranno mai! Ecco perché “Educare i figli era, è e sarà, un compito
irrinunciabile dei genitori”!
Cari amici, come molte altre leggende popolari, anche quella di Maria Ortighedda rappresenta uno spaccato della vita e della cultura rurale sarda del passato, quando queste storie fantastiche avevano un importante ruolo educativo, e aiutavano a mantenere l’ordine e il rispetto all’interno della famiglia e della Comunità. Certo, in modo molto diverso da oggi, ma mi domando: ERA MEGLIO IERI O OGGI? Risposta difficile....
A domani.
Mario