Oristano 28 ottobre 2025
Cari amici,
Lentamente ma
inesorabilmente abbiamo smesso di relazionarci con gli altri, come da sempre si era fatto: con il dialogo, il
confronto e l’ascolto. Nel presente millennio, è difficile vedere nelle piazze,
nelle panchine, o durante le passeggiate, persone che dialogano piacevolmente
tra loro, raccontandosi a vicenda fatti, avvenimenti e problemi. Cessate anche
le conversazioni a distanza, in particolare col telefono, mentre prima erano
il terreno naturale di scambio delle diverse situazioni personali vissute. Erano momenti reali di vita, seppure non in presenza ma con la voce, che, nella diversità delle intonazioni, con
le immancabili esitazioni, i silenzi, le pause e le inflessioni, servivano a mostrare e a condividere con l’altro la propria condizione, bella o brutta che fosse.
Tutto questo oggi è solo
un ricordo del passato! Ora le conversazioni sono state soppiantate dai brevi messaggi
scritti o vocali, dalle foto con brevi commenti, quasi che la comunicazione spontanea
fosse diventata obsoleta, un retaggio del passato, un rischio da evitare! Insomma, la comunicazione per immagini e
brevi messaggi ha eliminato la sincera relazione sociale, perdendo
quell’importante momento di confronto e di ascolto dell’altro, oltre che quello
proprio di ascoltarsi! Si, i Social, oggi sono la forma più immediata di
comunicazione, con l’alto rischio di farci perdere la capacità di “Ascoltarci
e Ascoltare l’altro”!
Amici, questo modo nuovo
di comunicare, sintetico e veloce, non concede tregua, e se un messaggio di testo
appare troppo lungo, viene quasi sempre ignorato, dopo aver letto le prime
righe, quasi richiedesse troppo impegno a leggerlo per intero! Lo si legge a
tratti, saltando da un rigo all’altro, scansando frasi intere, e dettagli
narrativi. È subentrata, insomma, una pigrizia collettiva, come se la vita
fosse una corsa da vincere a tutti i costi! E succede a tutte le ore del giorno
e della notte, in particolare sui nostri smartphone, quando il trillo dei
messaggi continua senza sosta. Si legge l’incipit, si scorre il testo e si
chiude con fastidio.
Ma ciò che forse sfugge a
tutti noi è come la nascita e il consolidamento di queste “Relazioni
telegrafiche”, sempre brevissime, stanno trasformando anche le precedenti relazioni
faccia a faccia! Una volta sperimentata la brevità delle relazioni online, la
velocità e l’interruzione continua finiamo per replicarla inconsapevolmente
anche dal vivo. In questo senso, il legame tra comunicazione digitale e
comunicazione fisica è biunivoco. Non è solo lo schermo a plasmare i nostri
modi di parlare, ma sono le nostre abitudini quotidiane a confermare e
rafforzare questi deleteri nuovi modelli comunicativi.
Si, amici lettori, giorno
dopo giorno anche la conversazione fisica assume i tratti di una chat, fatta di
battute brevi, poca attesa, minore profondità, ricerca dell’emozione
istantanea. Sentenze preconfezionate chiudono inesorabilmente il discorso,
anche nelle relazioni più intime, attraverso frasi come: “lo so perfettamente
io sono fatto così”, “non sono d’accordo, allora non hai capito come sono”,
troncando il confronto e abolendo il cambiamento condiviso. È il segno che le
due dimensioni della comunicazione, quella digitale e quella reale, non
viaggiano in parallelo, ma si intrecciano e si modificano reciprocamente, fino
a creare aridi blocchi relazionali.
Molti sociologi e
studiosi della comunicazione parlano di “SOCIETÀ DELLA DISATTENZIONE”, un
contesto in cui la frammentazione informativa erode la capacità di
concentrazione e, con essa, la qualità dei legami. Non a caso SHERRY TURKLE,
pioniera negli studi sul rapporto tra tecnologia e relazioni umane già in epoca
pre-covid, ha intitolato il suo libro “Insieme ma soli - Perché ci
aspettiamo sempre più dalla tecnologia e sempre meno dagli altri” (Einaudi,
2019). La Turkle insegna Sociologia della scienza e della tecnologia al MIT, e
da decenni osserva come il digitale trasformi la psicologia sociale.
Cari amici, concordo sul
fatto che viviamo una Società arida, quella che Riesman ha definito “LA FOLLA
SOLITARIA”, nella quale, seppure virtualmente connessi con centinaia di
persone, diventiamo progressivamente meno capaci di essere veri esseri sociali.
Il triste risultato è che ci raccontiamo molto in modo arido, ma ci
comprendiamo poco. La grande sfida della comunicazione contemporanea è
recuperare la vera relazione sociale, fatta di attenzione all’altro, di dialogo
vero, fatto principalmente di persona, attraverso un ascolto e uno spazio
d’incontro autentico, vissuto senza fretta e senza clamore. Ne saremo capaci?
A domani.
Mario







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