domenica, novembre 02, 2025

LA CASUALE, INCONSAPEVOLE SCOPERTA DELL'ANTIBIOTICO FATTA DAI MEDICI DELL'ANTICO EGITTO: ERA NEL PANE CON LA MUFFA.


Oristano 2 novembre 2025

Cari amici,

Siamo alle porte dell'inverno e le malattie da raffreddamento stanno mettendo a letto tante persone. In questi casi uno dei medicinali più usati è l'antibiotico, Anticamente, però, quando la medicina non aveva a disposizione i medicinali di oggi, le cure venivano praticate in modo intuitivo, mancando sia medici che medicine appropriate. I malati venivano perciò curati da dei “GUARITORI”, che utilizzavano conoscenze pratiche, formule magiche e pratiche religiose. L'antico Egitto era celebre per i suoi guaritori, tanto bravi da essere richiesti anche da pazienti stranieri, non ultimi i re dei Paesi confinanti. Le loro cure per quei tempi erano ritenute di buona efficacia, seppure si basassero più sull’intuizione che sulla conoscenza scientifica.

Certi guaritori egiziani, pensate, curavano le infezioni in un modo curioso e particolare: davano ai malati da mangiare del pane raffermo ammuffito, che risultava alquanto efficace per la sua azione svolta, che in qualche modo riusciva a guarire il malato. In realtà l’efficacia era data dall’azione antibiotica svolta da quelle muffe presenti sul pane, che, seppure allora se ne ignorava la capacità antibiotica, funzionava eccome! Solo molto più tardi le reali proprietà possedute furono scoperte da due importanti studiosi: Vincenzo Tiberio prima (alla fine dell’Ottocento) e da Alexander Fleming, poi, nel 1928. Le muffe riscontrate dagli Egizi sul pane raffermo erano quelle del genere Penicillium, in particolare da ceppi come Penicillium chrysogenum e Penicillium notatum, poi scoperte dagli studiosi prima menzionati

I medici-guaritori dell’Antico Egitto, dunque, utilizzando il pane ammuffito, furono dei veri precursori dell’utilizzo della moderna penicillina, capace, infatti, di inibire nell’individuo colpito la crescita dei pericolosi batteri. Gli archeologi hanno trovato degli scritti, risalenti a ben 5.000 anni fa, che provano l'uso in Egitto del pane ammuffito contro le infezioni. Amici, il cibo è stato sempre un importante veicolo per la medicina, ma lo stretto legame che fu scoperto casualmente tra la muffa ed il pane, allora cibo essenziale, è da considerarsi una scoperta eccezionale, quasi un miracolo dell’antica medicina, quello di essere arrivati alla penicillina senza sapere della sua esistenza!

Amici, per tanto tempo abbiamo considerato i medici Greci e Romani come i precursori della scienza medica moderna, ci basti pensare che tutt'ora i neo laureati in medicina pronunciano il "giuramento di Ippocrate", prima di accedere alla professione di dottore. Il testo del giuramento risale al IV secolo a.C. a riprova di quanto abbia influito questa figura nella cura dell'uomo. Ma, in realtà, le successive scoperte archeologiche, in particolare quelle degli ultimi 30 anni, hanno rivoluzionato le precedenti convinzioni, rivalutando i medici dell’Antico Egitto.

Gli archeologi hanno ritrovato tantissimi testi di medicina risalenti all'Antico Egitto, che costringono a riposizionare la storia della medicina. Giorno dopo giorno si sta scoprendo un universo medico attorno all'Egitto davvero incredibile e strettamente legato alla gastronomia. Un popolo, quello egizio, che ha usato la medicina naturale, l'unica allora disponibile, ricca di esperimenti di cui si ritrovano riscontri nella scienza dei secoli dopo. A quei tempi la cura era solo empirica: quel signore sta male, il pane vecchio lo ha fatto stare meglio? Ergo il pane raffermo cura le malattie, non buttiamolo quando non ci serve, anzi conserviamolo perché utile. Questa era la filosofia di allora.

Cari amici, l’intelligenza e l’intuizione dell'uomo hanno funzionato in tutti i tempi, in particolare nella scoperta di procedimenti utili alla salute umana. Agli egizi dobbiamo, quindi, anche l’intuizione dei benefici che le muffe del genere Penicillium potevano dare, e così è stato. Allora il pane ammuffito veniva usato sia come antibiotico interno che esterno, utilizzato anche "strofinato sulle ferite infette". Era un rimedio efficace, che possiamo considerare il primo tipo di antibiotico ante litteram!

A domani.

Mario

 

sabato, novembre 01, 2025

IL PENSIERO POLITICO DI PLATONE RILETTO NELL'ATTUALE MILLENNIO. QUANTO È DISTANTE IL NOSTRO PENSIERO DAL SUO?


Oristano 1° novembre 2025

Cari amici,

Oggi 1° novembre è il giorno dedicato a "Chi non c'è più", a Chi, prima di noi, ha percorso questa terra lasciandoci insegnamenti ed esperienze, in particolare i nostri cari. Ebbene, voglio cogliere perciò l'occasione di parlare di un grande del passato, l’ateniese PLATONE, filosofo, scrittore e politico greco del passato, considerato uno dei personaggi più influenti della storia, essendo colui che, insieme al suo maestro Socrate e al suo allievo Aristotele, ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale. Il suo influente pensiero politico ha posto le basi per il possibile governo dei popoli, dando vita a numerosi dibattiti inerenti il modo di governare, dal significato della giustizia alla governance, ipotizzando la struttura ideale dello Stato. Il suo pensiero e le sue riflessioni noi le possiamo analizzare anche oggi, ripassando in particolare le sue opere principali sulla politica:  LA REPUBBLICA e il POLITICO (dialogo).  

In questi scritti Platone si interroga sul ruolo che la politica deve avere nella vita degli uomini, e su come si possa organizzare uno Stato giusto e ben governato. Il suo modello di governo ideale, in realtà, si mostrava già diverso da quella che era la democrazia ateniese praticata nel suo tempo, che egli criticava aspramente, proponendo una struttura diversa: gerarchica, guidata dai filosofi-re; Egli pensava che individui preparati e altruisti, grazie alla loro saggezza e conoscenza, erano i più adatti, in grado di governare per il bene comune. Nel concetto di Platone, la politica è una delle dimensioni più importanti dell’esistenza umana, poiché è attraverso la politica che si può raggiungere una società giusta e ordinata.

Per Platone, la politica è l'arte di governare il popolo, creando uno Stato giusto, virtuoso e armonioso, in cui ogni individuo è impegnato a svolgere il proprio ruolo per il bene comune. Platone vedeva lo Stato come un grande organismo in cui ogni parte dell’insieme deve svolgere la propria funzione per il benessere del tutto. Si, amici, il governo dello Stato è visto da Platone come “un insieme” che ha un vero, grande obiettivo: “IL BENE COMUNE”, nel senso di “prendersene cura. Come scrive nel suo “dialogo POLITICO”, Platone afferma che la vera arte del politico è “ἐπιμελεῖσθαι πάντων τῶν ἀνθρώπων”, ovvero avere cura di tutti gli uomini” (Politico, 276b).

Secondo il grande filosofo, questa “Cura” non si esercita dall’alto, ma si intreccia come una tessitura tra i fili diversi della Comunità: il potente e il fragile, il maestro e l’allievo, chi guida e chi è guidato. La politica, per Platone, è questa arte di “intrecciare le differenze”, per costruire armonia, proprio come il tessitore che unisce fili opposti per creare un tessuto solido e bello. Amici, con il passare degli anni e dei secolo, però, i diversi governanti hanno abbandonato l’idea della “cura del bene comune”, tanto da eliminarlo anche dal linguaggio usato da chi si occupa di gestire una Comunità.

Oggi, purtroppo, siamo arrivati a praticare una politica che privilegia “una parte” della società e non “tutta”! Una politica non di interesse generale ma settoriale, dove la burocrazia opera per scelta e non per merito, violando l'interesse generale. Oramai viviamo una società anonima, arida ed egoista, ben descritta da David Riesman nel suo libro la “Folla solitaria”, dove l’egoismo e l’indifferenza, oltre alla prevaricazione, sono diventati il contrario della ricerca del bene comune per dedicarsi al bene personale. Ma, come sosteneva Platone, “senza epimeleia – ovvero senza la cura, l'attenzione e la responsabilità di occuparsi dell'esistenza di tutti gli uomini” (Politico, 276b) - non c’è polis, non c’è Comunità.

Credo, amici, che sia tempo di gettare alle ortiche questa politica sbagliata, cercando di rileggere con attenzione e applicare gli insegnamenti del passato, come ad esempio, rileggendo e applicando il pensiero di Platone. In questo modo, forse, capiremo meglio che  chi governa (che sia un Paese, una scuola o un’azienda, poco importa) non è colui che comanda, che impone, ma colui che si preoccupa e si prende cura dei suoi amministrati, occupandosi di ogni singola persona, di ogni fragilità, di ogni bisogno. La politica dovrebbe essere proprio questo: un esercizio di cura condivisa, Rileggendo oggi Platone, amici lettori, sono convinto che potremmo capire i nostri errori e cercare di porvi rimedio.

Cari amici, per quanto credo che sia difficile farlo, personalmente auspico che la politica prenda coscienza, riprenda ad amministrare con saggezza, preoccupandosi non dei bisogni "di una parte", ma di "quelli di tutti", ovvero della “cura del bene comune”, un impegno che, purtroppo, è stato non solo dimenticato, ma ancora peggio gettato alle ortiche!

A domani.

Mario