Oristano 22 Settembre 2012
Nel 46 a.C. quando Giulio Cesare giunse al potere trovò il calendario in uso in una situazione di incredibile confusione: esso era sfasato rispetto alle stagioni di quasi tre mesi e, ad esempio, indicava l’autunno mentre il clima era di piena estate! Anni prima Cesare, che si trovava in Egitto per combattere Pompeo Magno, ebbe notizia per la prima volta del calendario in uso presso gli Egizi. Cesare, che era una persona molto curiosa e colta, giudicò il calendario degli Egizi più semplice di quello in uso a Roma e soprattutto meno suscettibile di manipolazioni a fini politici. Quando il grande condottiero tornò in patria decise di riformare il calendario esistente, avvalendosi della consulenza dell'astronomo Sosigene, che si era portato con sé dall'Egitto. Come primo atto, per rimediare agli 80 giorni in più conteggiati dal calendario in uso, stabilì che l'anno 46 a.C. (708 dalla fondazione di Roma) durasse 445 giorni, cioè circa 15 mesi. Quell'anno fu chiamato «anno della confusione» per motivi facilmente intuibili. Quindi elaborò un nuovo calendario che alla fine si rivelò migliore di quello egiziano al quale si era ispirato. Egli, innanzitutto, svincolò quello esistente dalle fasi lunari e quindi fissò la lunghezza dell'anno in 365,25 giorni, cioè 365 giorni e 1/4. Stabilì pertanto che l'anno durasse 365 giorni interi e, per recuperare il quarto di giorno che non veniva conteggiato, dispose che fosse aggiunto un giorno supplementare ogni quattro anni. Il giorno "extra" venne aggiunto all'ultimo mese dell'anno, che a quel tempo era febbraio, e che contava 29 giorni; il mese era dedicato a Plutone, il dio dell'oltretomba. In un momento successivo fu stabilito che gli anni con il giorno in più fossero quelli il cui numero era divisibile per quattro, quelli che oggi chiamiamo “anni bisestili”. I dodici mesi avevano giorni sia di 30 che di 31 giorni, a parte febbraio di 28 o di 29. Cesare nella stesura di questa importante riforma pretese che il quinto mese (quintilius), quello della sua nascita, avesse 31 giorni e che venisse ribattezzato luglio in suo onore. Infine decretò che il primo anno del nuovo calendario iniziasse al plenilunio che cadeva dopo il solstizio invernale e non più con l’inizio della primavera come avveniva in passato. Il primo mese dell'anno divenne pertanto Ianuarius (gennaio) il mese dedicato a Giano, il dio che veniva rappresentato bifronte in quanto presiedeva gli "ingressi" e quindi era il più adatto a chiudere la porta del vecchio e ad aprire quella del nuovo anno. L'ultimo mese dell'anno, il dodicesimo, finì quindi per essere quello che precedentemente era il decimo: december (dicembre). Il calendario di Giulio Cesare è, salvo alcune modifiche, quello che ancora oggi usiamo.
Nel 525 d.C., papa Giovanni I (470 ca - 526) chiese ad un monaco sciita di nome Dionysius Exiguus, Dionigi il Piccolo, abile matematico e astronomo, di fissare delle regole facili e comprensibili a tutti per calcolare la data della Pasqua senza dover ricorrere di volta in volta al calcolo astronomico. Dionigi il Piccolo aveva ricevuto dal Papa l’incarico di calcolare la data della Pasqua, ma, come vedremo, il pio studioso venuto dal Caucaso andò oltre i compiti che gli erano stati affidati fino a pervenire ad una vera e propria riforma del calendario. Mentre eseguiva i suoi calcoli, notò che le tavole allora in uso per la determinazione del giorno della Pasqua erano basate sul primo anno di regno dell’imperatore Diocleziano (fra l’altro un persecutore dei cristiani) mentre, per la definizione di una ricorrenza tanto importante per la cristianità sarebbe stato più logico e più giusto iniziare il computo dalla incarnazione del Signore. Questa data tuttavia non era nota. Egli però decise, non si sa bene servendosi di quali fonti, che Cristo era nato il 25 dicembre del 753 dalla fondazione di Roma (753 ab urbe condita, come di diceva a quel tempo). In verità, né il giorno, né l’anno erano il risultato di un calcolo o di un riferimento sicuro e nemmeno i Vangeli suggerivano un anno preciso per la nascita del Messia. Secondo Matteo, Cristo sarebbe nato durante i giorni di Erode il Grande il quale, oggi lo sappiamo per certo, morì nel 4 a.C. e quindi se dovessimo dar credito a quanto è scritto sui libri sacri Cristo sarebbe venuto al mondo almeno tre anni prima della sua nascita (!). Secondo il parere di molti studiosi, Gesù Cristo nacque nel 7 a.C.. Stabilito il giorno della nascita di Cristo, Dionigi chiamò quindi anno Domini 1 l’anno seguente quella data, cioè il 754 dalla fondazione di Roma. Il 754 dalla fondazione di Roma divenne quindi il primo anno dell'era cristiana (o volgare), ma questo nuovo modo di computare il tempo non fu adottato immediatamente: dovrà infatti passare l’anno 1000 perché esso venga utilizzato ufficialmente. L’era cristiana, seguendo il sistema introdotto da Dionigi il Piccolo, determina l’intervallo di tempo fra la nascita di Cristo e il presente: la dicitura A.D. (Anno Domini) o d.C. indica il periodo trascorso dalla nascita di Cristo, mentre con a.C. ci si riferisce agli anni precedenti l’era cristiana.LA RIFORMA GREGORIANA.
Durante il Medioevo l’interesse per il calendario, per i motivi più disparati, si diffuse fra tutti gli strati sociali. Ad esso si ricorreva, ad esempio, per la venerazione dei Santi, per le scadenze contrattuali, per la predisposizione del lavoro dei campi e della bottega e così via. Ora, poiché molte persone utilizzavano il calendario, fu molto facile accorgersi che, nonostante le correzioni apportate, questo non corrispondeva affatto al tempo reale. La durata dell'anno medio, stabilita da Giulio Cesare in 365 giorni e 6 ore, a far bene i conti, risultava ora, a seguito di misure più scrupolose, di oltre 11 minuti più lunga rispetto al ciclo solare. Si trattava di un errore apparentemente trascurabile ma, accumulandosi nei secoli, gli undici minuti all'anno, intorno al 1100, erano diventati 6 giorni e l’inizio della primavera astronomica non capitava più il 21 di marzo come era stato stabilito quando venne fissata la data della Pasqua, ma il 15 dello stesso mese. In altre parole il calendario ora andava un po’ indietro rispetto alle stagioni. Vi era quindi bisogno di un ulteriore aggiustamento. Ma modificare un calendario, in qualsiasi tempo, non è cosa semplice e infatti si dovrà aspettare molti secoli prima che qualcuno si cimenti nell’impresa. Alla fine ebbe successo il tentativo di Papa Gregorio XIII, al secolo Ugo Boncompagni, insigne rappresentate di una influente famiglia bolognese.
Nonostante i vari aggiustamenti il calendario gregoriano presenta numerosi punti deboli e per tale motivo sono state avanzate svariate proposte per un calendario più razionale e di più facile consultazione, lasciando però in tutti i casi intatto l’ottimo metodo dell’anno bisestile. Si parla praticamente della strutturazione di un “calendario perpetuo”. In una economia globalizzata, in cui è necessaria la programmazione delle attività a lungo termine e a grandi distanze, fuori dai confini nazionali, diventa di fondamentale importanza disporre di un unico calendario mondiale, perpetuo e perfetto, che fissi la sequenza delle date settimanali e mensili in modo da renderle identiche ogni anno e in ogni luogo. Gli americani hanno calcolato, non è dato sapere su quale base e con quale criterio, che per valutare il tempo, solo gli abitanti di New York, spendono decine di milioni di dollari all’anno. La proposta di un nuovo calendario che ha incontrato maggiori consensi è stata avanzata, nel 1930, da una certa Elizabeth Achelis e presentata all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) che, nell’immediato dopoguerra, sembrava seriamente intenzionata ad adottarlo. Anche la Chiesa cattolica considerando ormai quella del tempo una questione di natura civile prima ancora che religiosa, non si era opposta al progetto. Sembrava quindi imminente la sua applicazione nel 1961 anche perché quell’anno iniziava di domenica, il giorno della settimana più adatto per il cambio, ma il calendario perpetuo fu invece abbandonato senza rimedio. Il progetto del calendario perpetuo prevedeva l’eliminazione del 365° giorno in modo da ridurre l’anno a 364 giorni. Tale numero è divisibile in quattro parti uguali di 91 giorni ciascuna che a loro volta possono essere segmentate in sequenze mensili identiche di 31, 30 e 30 giorni. Secondo il progetto, il primo mese di ogni trimestre sarebbe il più lungo; gennaio avrebbe quindi 31 giorni, febbraio 30 e marzo 30. Il secondo trimestre inizierebbe con aprile di 31 giorni a cui seguirebbero due mesi di 30 giorni (maggio e giugno) e così di seguito per gli altri due trimestri. Fra i vantaggi di questo calendario vi è anche quello che il numero 364 è divisibile esattamente per sette e per sette è divisibile pure il numero 91. Nell’anno vi sarebbero quindi complessivamente 52 settimane e ogni trimestre comprenderebbe 13 settimane. In conseguenza di ciò ogni trimestre inizierebbe di domenica e terminerebbe di sabato. Il primo giorno del primo mese del trimestre sarebbe sempre domenica, il primo giorno del secondo mese sempre mercoledì e il primo giorno del terzo mese sempre sabato. La Pasqua era stata fissata all’otto aprile che è una domenica a metà strada fra la Pasqua più bassa (22 marzo) e la Pasqua più alta (25 aprile) del calendario in uso. 










































