giovedì, luglio 04, 2019

L’ITALIA: UN PAESE CON LE CULLE SEMPRE PIÙ VUOTE. LO AFFERMANO I DATI STATISTICI PIÙ RECENTI.


Oristano 4 luglio 2019
Cari amici,
L’ultima indagine effettuata dall’ISTAT riguardo alle nascite in Italia ha rilevato un record straordinariamente negativo: “Un calo demografico che non si vedeva da un secolo”, è stato definito. La grande recessione demografica che sta colpendo l'Italia (in particolare a partire dal 2015), appare alquanto "significativa", tale da essere paragonata alla crisi della “Grande Guerra”. Un calo numerico così preoccupante da allarmare anche i più refrattari alle statistiche, e le cui conseguenze possono portare nel nostro Paese effetti inimmaginabili.
Presentando l’ultimo Rapporto annuale il Presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha detto chiaramente che la situazione attuale trova riscontro solo se paragonata a quella di circa un secolo fa. "Secondo i dati provvisori relativi al 2018 sono stati iscritti in anagrafe per nascita oltre 439 mila bambini, quasi 140 mila in meno rispetto al 2008". Ben il 45% delle donne tra i 18 e i 49 anni (qui i dati si fermano al 2016), non ha ancora avuto figli, anche se coloro che dichiarano che l'avere figli non rientra nel proprio progetto di vita sono meno del 5%.
A tamponare una situazione che appare già drammatica, ci sono i migranti che in qualche modo riescono ad attutire il nostro calo demografico. "Il saldo migratorio con l'estero, positivo da oltre 40 anni, ha limitato gli effetti del calo demografico", spiegano i dati dell’Istat. Nel 2018 si stima un saldo positivo di oltre 190 mila unità. I cittadini stranieri residenti in Italia al gennaio 2019 sono di 5,2 milioni (l'8,7% della popolazione). I minori di seconda generazione sono 1 milione e 316 mila, pari al 13% della popolazione minorenne; di questi, il 75% è nato in Italia (991 mila).
In compenso gli italiani fortunatamente invecchiano sempre più tardi. Il processo di invecchiamento è "caratterizzato da un'evoluzione positiva": tra gli over 65 "si osserva una maggiore diffusione di stili di vita e abitudini salutari", rende noto l’Istat. Aumenta la pratica di sport, dall'8,6% del 2008 al 12,4% del 2018. Anche la partecipazione culturale (cinema o teatro) cresce. Se si dovesse confermare la tendenza, le generazioni del baby boom, che avranno beneficiato di migliori condizioni, "diventeranno 'anziane' sempre più tardi".
Tra il 2008 e il 2017 la popolazione femminile è diminuita di 900 mila unità: questo spiega circa tre quarti del calo di nascite nello stesso periodo. Il resto dipende dalla diminuzione della fecondità. I nati da coppie di genitori entrambi italiani scendono a 359mila nel 2017, oltre 121mila in meno rispetto al 2008.
Cari amici, l’Italia non fa più figli e nel frattempo invecchia! “Nel 2050, la quota dei 15-64enni potrà scendere al 54,2% del totale, circa dieci punti percentuali in meno rispetto a oggi. Si tratta di oltre 6 milioni di persone in meno nella popolazione in età da lavoro. L’Italia sarebbe così tra i pochi Paesi al mondo a sperimentare una significativa riduzione della popolazione in età lavorativa”, avverte l’Istat nel Rapporto annuale, ricordando che la popolazione residente in Italia è in calo dal 2015 di 400mila residenti.
È sempre l’ISTAT a confermare che senza gli stranieri la recessione demografica sarebbe già iniziata negli anni ’90. Il saldo migratorio è in lieve ripresa negli ultimi tre anni, dopo una fase di contrazione a seguito della lunga crisi economica avviatasi nel 2008. Le iscrizioni in anagrafe dall’estero si sono ridotte da 494 mila del 2008 a 349 mila del 2018, mentre le cancellazioni dall’anagrafe per l’estero sono aumentate in maniera marcata, passando da 62mila a 160mila nel decennio. Dal riscontro anagrafico, il saldo migratorio netto con l’estero si è quindi ridotto a 190mila unità nel 2018 (era di 433 mila unità nel 2008). Il saldo migratorio positivo limita gli effetti del calo demografico dovuto al saldo naturale negativo stimato pari a – 187.000 del 2018.
Cari amici, l’argomento nascite (ormai costantemente in diminuzione) appare poco nell’agenda politica dei Governi degli ultimi periodi. Ci si preoccupa di molte cose certo anche importanti, ma ci si dimentica che se le nostre famiglie non fanno più figli la nostra ‘famiglia italiana’ è destinata a continuare a diminuire e forse anche a scomparire, sostituita da altre famiglie della più diversa etnia!
C’è un solo modo per fermare questo disastro, ed è quello di creare le condizioni perché una famiglia normale possa allevare almeno 2 o più figli, cosa oggi praticamente impossibile per il costo proibitivo da affrontare. Credo che il Governo dovrebbe avere in agenda questo problema, inserito fra i principali da risolvere, oppure vogliamo che l’ineluttabile avvenga?
Credo che anche noi, elettori che mandiamo al governo i nostri rappresentanti, dovremo pensare bene chi scegliere per rappresentarci nella maniera migliore…
A domani.
Mario


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