lunedì, luglio 08, 2019

ITALIA: COME USCIRE DAL GUADO DEI DEBITI VERSO I FORNITORI DELLA. P.A. SENZA ARRIVARE AI “MINI BOT”? UNA VIA È QUELLA DI UN NUOVO BOT ITALIA.


Oristano 8 luglio 2019
Cari amici,
Che i numerosi debiti accumulati dalla Pubblica Amministrazione nei confronti dei fornitori vadano pagati al più presto è sacrosanto! Il problema, purtroppo, considerato lo stato asfittico delle finanze statali, appare di difficile soluzione, perché i soldi necessari per pagare chi aspetta non vanno inventati ma realmente trovati. Come ben sappiamo di proposte ce ne sono state diverse, anche cervellotiche, come quella dei “Mini Bot”, idea che ha fatto infuriare ancora di più l’Unione Europea, ma una soluzione bisognerà pure trovarla.
Una “soluzione interna”, capace allo stesso tempo di garantire una maggiore autonomia di manovra e una minore dipendenza dagli umori dei Paesi esteri (che sono in possesso di un ingente portafoglio dei nostri titoli di Stato, cosa che fa salire in modo improprio lo spread) sarebbe quella di “invogliare” nuovamente gli italiani, come in passato, ad acquistare i titoli di Stato da tempo invece in buona parte ignorati.
Ecco allora arrivare una proposta nuova, che potrebbe riaccendere l’interesse delle famiglie verso i titoli di Stato italiani, riducendo in questo modo la quota posseduta dai grandi investitori stranieri; una proposta, ricalcando le orme del passato, potrebbe essere quella di riemettere un Buono del Tesoro ad un anno indicizzato all’inflazione, analogamente a quanto fu fatto in passato con i Btp Italia.
Una proposta indubbiamente più seria di quella della Lega, che intendeva lanciare i Mini-bot per pagare i debiti della Pubblica Amministrazione. Marchingegno che fece 'sentenziare' a Mario Draghi della BCE, che i Bot, mini o maxi non potevano essere emessi in quanto, comunque, moneta aggiuntiva o ulteriore debito aumento del plafond esistente. Mini Bot, dunque, illegali se considerati moneta, oppure ulteriore debito pubblico. Che fare dunque?
Una via da seguire l’ha indicata l’ex ministro Paolo Savona, ora insediato a vertice della Consob. Per il presidente dell’Autorità di controllo della Borsa “i giudizi sull’Italia espressi dalle istituzioni sovranazionali appaiono prossimi a pregiudizi, perché non tengono conto dei due pilastri che reggono la nostra economia e società: la forza competitiva delle nostre imprese sul mercato globale e il nostro buon livello di risparmio". "La teoria e la ricerca – ha proseguito Savona - non forniscono una risposta univoca sul legame ottimale tra il debito pubblico e il Pil tanto che il Giappone presenta un dato intorno al 200%”.
Quali, dunque, le differenze tra l’Italia e il Giappone? Il ragionamento di Savona in realtà non fa una grinza, a patto però di chiarire le differenze tra noi e loro. il Giappone può sostenere serenamente un debito pubblico al 200% del Pil per il semplice motivo che è interamente in mani giapponesi e non straniere. Tokyo non è dunque esposta al rischio di attacchi speculativi da parte della finanza internazionale. Purtroppo per noi, invece, ben un terzo del debito pubblico tricolore è in mani straniere. Cosa certo di non poco conto!
C’è, inoltre un altro fatto ugualmente importante; in Italia da tempo le famiglie si sono disaffezionate ai titoli di Stato, tanto che solamente poco più del 5% del nostro debito è posseduto da imprese e famiglie. Eppure la cosa strana è che in Italia esiste un buon livello di risparmio, che tuttavia non viene utilizzato per finanziarie il debito pubblico. Ed è qui, che sarebbe il caso di lavorare per riaccendere l’interesse nei confronti dei nostri titoli.
Si, amici, nel corso degli anni l’affezione dei risparmiatori per Bot, Cct e Btp è scemata. Il motivo è molto semplice: il drastico calo dei rendimenti. L’unica eccezione sono stati i Btp Italia che hanno avuto un grande successo grazie al fatto di riconoscere il recupero dell’inflazione e un extra rendimento, obiettivo perseguito da una grossa fetta delle famiglie. Recentemente anche il Btp Italia ha però mostrato dei limiti con l’emissione di novembre 2018 che ha avuto una raccolta inferiore ai 900 milioni di euro (un vero e proprio flop).  Il motivo in questo caso è legato alla rischiosità dello strumento, dato che ha una durata di medio periodo (4 anni).
Per far riaccendere l’interesse dei risparmiatori sui titoli di Stato italiani ci sarebbe un modo molto semplice: varare un Bot Italia. Ovvero un titolo a 1 anno indicizzato all’inflazione con l’aggiunta di un piccolo rendimento extra. Non c’è alcun dubbio che uno strumento di questo tipo avrebbe un grandissimo successo ed eviterebbe il parcheggio dei risparmi italiani nei vari conti deposito. Un Bot Italia avrebbe un rischio limitato, una tassazione agevolata rispetto agli altri strumenti di investimento (12,5% anziché 26%) e garantirebbe il recupero dell’inflazione e dunque il valore reale dei risparmi nel tempo.
Amici, l’idea mi sembra brillante e in realtà inizia anche a circolare, ma perché allora non viene presa in considerazione da chi ci governa? Difficile capire il perché, anche se una delle ragioni è, forse, quella che non risulterebbe utile alla perenne campagna elettorale in atto…
A domani.
Mario

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